Un bilancio per colmare le distanze

Una legge regionale destina parte dei trasferimenti ad opere scelte dai cittadini tramite strumenti partecipativi. Ma la norma non sembra funzionare. E cittadini e amministratori sempre meno vicini

Un bilancio per colmare le distanze

In occasione delle recenti elezioni meno della metà dei siciliani aventi diritto al voto si sono recati alle urne.  Escludendo una quota minoritaria di legittimi impedimenti, spesso la motivazione alla base dell'astensionismo campeggia nella disaffezione e nella distanza dalla politica facendo perdere di vista, in realtà, che ciò da cui ci si allontana è la RES Pubblica ed il bene comune. Non è il momento né la sede per ripercorrere il tragitto che ha portato a questa distanza, ma non sarebbe corretto non rilevare che in questo cammino qualcuno, seppur con piccoli passi, si è posto il problema ed ha pensato ad alcune iniziative capaci di coinvolgere il cittadino nella vita amministrativa della propria comunità, dandogli, così, l'opportunità di esercitare il proprio diritto di contare. Una di queste iniziative è il Bilancio Partecipativo. La prima esperienza di bilancio partecipativo ha avuto luogo nel 1988 nella città brasiliana di Porto Alegre ed ha iniziato a diffondersi ed essere conosciuto dopo il primo Forum Sociale Mondiale tenutosi, sempre a Porto Alegre, nel 2001. 

Una legge regionale... 
Oggi è molto diffuso anche a livello nazionale e regionale, tant'è che
l'Assemblea Regionale Siciliana lo ha introdotto con la legge regionale numero cinque del 28 gennaio 2014. Una norma che, tra l’altro, stabilisce che ai comuni isolani che annualmente ricevono i trasferimenti dalla Regione Siciliana, "è fatto obbligo di spendere almeno il 2 per cento (...) con forme di democrazia partecipata, utilizzando strumenti che coinvolgano la cittadinanza per la scelta di azioni di interesse comune pena la restituzione nell'esercizio finanziario successivo delle somme non utilizzate secondo tali modalità".  In termini semplici, attraverso il Bilancio Partecipativo i comuni hanno la possibilità di spendere il 2% delle risorse ricevute dai trasferimenti regionali in progetti proposti, valutati e scelti direttamente dai cittadini; l'amministrazione ha solo il dovere di trasformarli in realtà. Le risorse sono vincolate e, quindi, se non utilizzate per lo scopo cui sono destinate, devono essere restituite alla Regione determinando una perdita sia in termini economici sia e soprattutto in termini di perdita del valore sociale dell'iniziativa. 

... che non sembra funzionare
Lo scorso mese di aprile il dipartimento autonomie locali dell'Assessorato Regionale Autonomie Locali e Funzione Pubblica ha emesso il
D.D.G n. 130/Serv.4 con cui ha decretato, a carico di alcuni comuni, la restituzione dell'importo complessivo di 1,3 milioni per “il mancato o parziale adempimento dell’obbligo previsto dal comma 1 dell'articolo 6 della legge regionale 28 gennaio 2014, n. 5 e ss.mm.ii., in relazione ai trasferimenti regionali per l’anno 2019” . Scorrendo l’elenco dei comuni debitori emerge come la percentuale degli importi destinati è pari al 35,20% degli importi da destinare come forme di democrazia partecipata e, pertanto, la quota da restituire è pari al 64,80%; l'incidenza delle somme da restituire su base regionale divise per provincia è pari al 6,52% Agrigento, 7,38% Caltanissetta, 13,36% Catania, 5,70% Enna, 11,77% Messina, 27,52% Palermo (di cui 13,70% il solo Comune di Palermo), 8,23% Ragusa, 9,57% Siracusa e 9,93% Trapani. Inoltre la maggior parte dei piccoli comuni non ha di fatto impegnato alcuna somma. 

La difficoltà di programmazione e la necessità di professionisti
Dai dati evidenziati appare chiara la difficoltà di programmazione ed utilizzo delle risorse disponibili da parte di alcuni enti, difficoltà di cui sarebbe interessante capirne i motivi: scarsa attenzione verso gli strumenti di democrazia partecipata optando per altre priorità? Limitata disponibilità di risorse umane da impiegare per la programmazione? Insufficiente conoscenza delle modalità attuative dello strumento?  
Una certezza c'è, ovvero la necessità della P.A. di farsi affiancare da risorse professionali in grado di collaborare per la risoluzione delle mancanze in cui la stessa per i più disparati motivi incorre.  Il nostro viaggio continuerà per conoscere meglio il Bilancio Partecipativo con lo spirito della divulgazione delle opportunità, con l'analisi di nuovi dati, con la promozione, la diffusione , la disseminazione delle iniziative di successo.