Fintech e consulenza, il mondo del lavoro cerca laureati Stem
Ecco come cambiano le richieste delle aziende
Con l’aumento dei servizi che ricadono sotto l’ombrello del “fintech” come mobile payment, prelievo cardless, servizi per la gestione del budget familiare e social lending, aumentano anche le esigenze delle aziende che operano nel settore in termini di professionisti preparati. Che molto spesso non si trovano nel mercato del lavoro. E quelli disponibili sono ben pagati, vista la domanda che supera l’offerta. Con la pandemia si è registrato un un aumento dei consumatori che hanno avuto necessità di interagire da remoto con la banca: il 51% di quelli tra i 18 e i 74 anni, secondo un’indagine dell’Osservatorio Fintech & Insurtech. In Sicilia si registra l’arrivo di diverse imprese disposte a investire sul capitale umano fornito dalle Università. Ultima in ordine di tempo è la Bip consulting che ha aperto una sede nel capoluogo siciliano per permettere di lavorare da remoto nell’ambiente internazionale della consulenza dove è radicata la società. Da Palmi, in provincia di Reggio Calabria, è arrivata WebGenesys che ha assunto 23 giovani siciliani nelle due sedi di Palermo e Catania tramite delle operazioni di M&A con delle start up promettenti. “Operazioni che sono fondamentali per espandersi in un mercato come il nostro”, spiega Raffaele Primo, amministratore delegato della società. ReeVo S.p.A., provider italiano di Cloud & Cyber Security, ha inaugurato a Catania un centro d’eccellenza focalizzato su ricerca, analisi e sviluppo delle soluzioni di sicurezza on line in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria elettrica, elettronica e informatica dell’università locale. E che la domanda di personale nei settori della cybersicurezza, del fintech e delle applicazioni in cloud stia aumentando è confermata anche dagli operatori del settore che hanno partecipato al panel dedicato al fintech di “Fare Impresa in Italia”, il convegno organizzato dall’Università Lumsa a Roma giunto alla sua sesta edizione. “La difficoltà nel reperire figure professionali adeguate al business del fintech è enorme” ha spiegato Stiven Muccioli, CEO e co-founder di BKN301, società che offre servizi di pagamento e funzionalità Banking-as-a-Service. “Nel nostro settore la domanda è molto più alta dell’offerta, per questo quando troviamo qualcuno che sia capace e con esperienza si scatena una guerra al rialzo tra gli operatori” prosegue Muccioli, che sottolinea come anche questa scarsità determini gli stipendi molto più alti della media, “anche del 30% in più rispetto al settore bancario in ingresso e del doppio ai livelli più alti”. Di figure professionali nel dettaglio ha parlato anche Bruno Reggiani, COO e co-founder di Tot, banca online con focus su clienti business. Un problema in parte legato anche alla formazione dei giovani professionisti: “Nel panorama dell’educazione italiana manca quasi del tutto la visione del mondo digitale e della figura del product manager”, dice Reggiani, “questo ruolo si sta sviluppando adesso, ma quando sono uscito dall’università non sapevo cosa fosse e ho dovuto approfondirlo sul campo. Oggi la domanda per i product manager è altissima ma, anche qui, l’offerta è scarsa, proprio perché è scarsa la possibilità di avere una formazione specifica” conclude. Stesse problematiche anche per Marco Scioli, presidente e co-founder della startup di educazione finanziaria Starting Finance che nell’ultimo anno è passata da 6 a 21 risorse e racconta che “assumere 15 persone è stato più difficile che raccogliere un milione di euro”. Secondo i dati dei giovani imprenditori di Confindustria il sistema industriale non riesce a coprire oltre 300 mila posti di lavoro. “E’ un momento nevralgico, difficile, ma allo stesso tempo esaltante perché nelle vostre mani c’è un pezzo del riposizionamento dell’Italia nel mondo, nelle filiere globali e in ciò che sarà il nuovo assetto globale” ha commentato il presidente dei giovani il palermitano Riccardo Di Stefano, “il paese ha snobbato professioni tecniche e trascurato investimenti su materie STEM. È importante intervenire sull’università, ma il Sistema Paese deve ripartire dalle scuole medie. Sono dati recenti: soltanto il sistema industriale non riesce a coprire oltre 300 mila posti di lavoro”.