Un salvataggio in calcio d'angolo
La finanziaria regionale sancisce la piena operatività delle disposizioni in tema di democrazia partecipata. Ma si è rischiato...
La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge di stabilità regionale 2024-2026 (L.R. 1/2024 del 16.01.2024) sancisce la piena operatività delle disposizioni in tema di democrazia partecipata secondo la legge regioanle 5/2014. Questa norma, che prevede l'obbligo per i comuni siciliani di spendere almeno il 2% dei trasferimenti regionali annuali in progetti voluti dai cittadini, ha riscosso un notevole successo negli ultimi anni. I dati del 2023, come risulta dal “report sulla democrazia partecipata in Sicilia nel 2023” elaborato dai ricercatori del progetto “Spendiamoli insieme” a cura dell'associazione Parliament Watch Italia, confermano infatti che la legge sta dando i suoi frutti.
Alcuni dati della ricerca
Nel corso dell'anno, 300 comuni siciliani su 391 hanno attivato l'iter per la presentazione delle proposte cittadine, con un aumento del 2,5% rispetto al 2022. I fondi utilizzati sono quasi raddoppiati, passando da 2,5 milioni di euro a 3,99 milioni ed il numero dei comuni inadempienti è passato da 96 del 2022 a 91 del 2023. Anche i dati sull'adozione del regolamento di democrazia partecipata, obbligatorio dal 2019, sono positivi. In questi primi giorni del 2024 risultano ancora senza regolamento 45 Comuni, un numero nettamente inferiore rispetto agli 85 di un anno fa. Ed ancora dagli ultimi dati diffusi dall’Assessorato Regionale delle Autonomie Locali, riferiti al 2021, sembra che i fondi inutilizzati ammontino a circa 500 mila euro ovvero il 50% del trend storico che, dal 2016 ad ora, non registrava un mancato utilizzo inferiore al milione di euro.
La preoccupazione dei sostenitori
Tuttavia, la prima versione della Legge di stabilità regionale 2024-2026 prevedeva l'eliminazione della pena della restituzione delle somme in caso di inadempienza da parte dei comuni. Questa modifica, che è stata poi ritirata in sede di approvazione definitiva, ha suscitato preoccupazione tra gli attivisti della democrazia partecipata. A loro parere, la sanzione della restituzione delle somme rappresenta un importante deterrente per i comuni che sono restii a coinvolgere i cittadini nei processi decisionali. Senza questa sanzione, è più probabile che i comuni si limitino a spendere le risorse destinate alla democrazia partecipata in progetti predefiniti, senza coinvolgere attivamente i cittadini.
L'invito al ricorso al Var
Nonostante questa battuta d'arresto, la democrazia partecipata in Sicilia continua a crescere così come l'interesse da parte delle comunità e dei cittadini. Ne è prova la raccolta firme lanciata da Parliament Watch Italia per difendere e rafforzare la legge regionale sulla democrazia partecipata (disponibile al link https://chng.it/SKS66dsqZ8) che ha già raccolto parecchie firme. La Legge Regionale va modificata e migliorata per renderla più trasparente e più facilmente fruibile. È importante, quindi, che la Regione Siciliana continui a sostenere questa importante iniziativa, anche attraverso l'introduzione di nuove misure per incentivare la partecipazione della cittadinanza.
Serve investire
La democrazia partecipata è uno strumento fondamentale per avvicinare i cittadini alle istituzioni e per favorire la coesione sociale. Si tratta, infatti, di esperienze ed occasioni dirette che oltre ad accorciare le distanze fra cittadino ed istituzioni favoriscono la ricostruzione del senso di appartenenza al territorio in cui si vive e si opera attraverso lo stimolo alla discussione e al confronto per risolvere i problemi, la ricostruzione della comunicazione tra i gruppi sociali, la mediazione dei conflitti esistenti ed il superamento della visione esclusiva degli interessi "di parte" per arrivare alla determinazione di un "interesse comune". La Sicilia ha dimostrato di saper essere leader in questo campo, ma è importante che la Regione continui a investire in questa iniziativa per consolidare i risultati raggiunti e per renderla ancora più efficace.