Imprese Culturali e Creative: passato, presente e futuro a servizio dello sviluppo del Paese

Il ruolo dei commercialisti nella gestione e nella crescita di queste imprese. Tanti spazi liberi anche in Sicilia.

Imprese Culturali e Creative: passato, presente e futuro a servizio dello sviluppo del Paese

Lo scorso 4 maggio, al convention center La Nuvola di Roma, sono stati accolti più di 1500 commercialisti italiani per partecipare all'appuntamento annuale di confronto, fra i rappresentanti della categoria e gli esponenti della politica e delle istituzioni,  sui principali temi di attualità in ambito economico-giuridico-fiscale lasciando spazio anche alle problematiche che il mondo professionale affronta quotidianamente nell'esercizio della propria attività.  La partecipazione non ha deluso le aspettative; i commercialisti sono accorsi numerosi, le istituzioni, per il tramite dei loro rappresentanti, non hanno fatto mancare messaggi di vicinanza, ascolto ed apertura verso una proficua collaborazione. In questo rassicurante scenario un pesce, apparentemente, fuor d'acqua è apparso il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano tanto da indurre se stesso a farsi una domanda e darsi una risposta sulla relazione esistente fra il ministro della cultura e la professione di commercialista. Il nesso, a detta del ministro, è presto spiegato se pensiamo che i commercialisti rappresentano i corpi intermedi nel rapporto tra la società e le istituzioni e, per quel che riguarda la missione del suo ministero, il collante tra l'impresa e la cultura. 

 Gli scherzi della cultura
Sarà stato il modo marzulliano di introdurre l'intervento, sarà stato il messaggio che il ministro ha voluto trasferire, ma sta di fatto che dal lancio del sassolino ha iniziato a propagarsi qualche centro concentrico che, via via, ha allargato il punto di riflessione. Sangiuliano, dopo aver accennato all'eredità storico-culturale di cui tutti siamo beneficiari, ha annunciato che è intenzione del suo ministero promuovere e rafforzare la regolamentazione per lo sviluppo dell'impresa culturale.

Un settore chiamato Impresa Culturale e Creativa
Di impresa culturale e creativa si è iniziato a parlare già negli anni novanta ma, ciononostante, ancora ad oggi non si è approdati ad una netta definizione. Un tentativo lo ha fatto anche la Commissione sulla Creatività e Produzione di Cultura (MIBAC 2009) che nel Libro Bianco sulla Creatività, pubblicato nel 2009, ha definito la cultura come:“...la nostra storia, il nostro tempo presente, il dono che lasciamo alle generazioni future. La cultura è la nostra ricchezza inesauribile, un bene che più si consuma, più cresce e fa crescere gli italiani, la loro identità, la loro maestria. La cultura è un bene universale consolidato che siamo così abituati a considerare nostro da sempre, da dimenticarci di valorizzarlo e di proteggerlo. In particolare non la misuriamo, non ne conosciamo il valore in termini di mercato e di produzione.

 Impatto sull'economia (e sulla Sicilia)
Questa definizione non poteva lasciarci indifferenti e quindi una prima misurazione l'abbiamo voluta abbozzare prendendo spunto dagli ultimi dati ufficiali al momento disponibili. Secondo l'Istat nel 2018 le imprese culturali e creative attive in Sicilia erano 23.281, il 4,2% del totale nazionale. Queste imprese occupavano 51.960 addetti, il 3,5% del totale nazionale. Il valore aggiunto prodotto dalle imprese culturali e creative in Sicilia era di 1.596 milioni di euro, il 2,9% del totale nazionale. Tra le attività culturali e creative, quelle più rappresentate in Sicilia erano l’editoria a stampa (4.157 imprese), le arti visive (3.798 imprese) e il patrimonio storico-artistico e architettonico (3.740 imprese). Stringendo il campo di analisi alla Provincia di Palermo, sempre sulla base dei dati ufficiali  Istat, nel 2017 le imprese culturali e creative attive nella provincia di Palermo erano 5.902, il 25,4% del totale regionale. Queste imprese occupavano 13.086 addetti, il 25,2% del totale regionale. Il valore aggiunto prodotto dalle imprese culturali e creative nella provincia di Palermo era di 393 milioni di euro, il 24,6% del totale regionale. Tra le attività culturali e creative, quelle più rappresentate nella provincia di Palermo erano l’editoria a stampa (1.049 imprese), le arti visive (1.014 imprese) e il patrimonio storico-artistico e architettonico (1.001 imprese). Posto che i confini delle imprese culturali e creative sono in continua evoluzione (ai settori culturali tradizionali si sono aggiunti design, architettura, grafica, moda, turismo e pubblicità) e che i dati andrebbero aggiornati, è fuori di dubbio che i risultati sopra citati non possono ritenersi soddisfacenti.

In conclusione
Palermo e provincia (e la Sicilia tutta) hanno un potenziale artistico e culturale di grande valore che si esprime in diversi ambiti: il patrimonio storico-artistico, il patrimonio museale, il patrimonio immateriale fatto di tradizioni popolari,  il patrimonio naturale cui si è aggiunta, nel tempo, una crescente e vivace attività culturale contemporanea, fatta di eventi musicali, teatrali, cinematografici e letterari che animano la città e il territorio durante tutto l’anno. C'è molto da fare, da censire e da sviluppare nel settore culturale ed i commercialisti non sono indifferenti al tema dell'economia culturale. Ne è un esempio l'aver già posto l'accento su alcuni aspetti della materia (si vedano gli articoli pubblicati dal collega Fabio Chiossone) dove, oltre a rappresentare le opportunità e le agevolazioni del settore, vengono offerti spunti di riflessione e suggerimenti utili. Si dice che “la cultura è il petrolio dell’economia italiana”. Noi da buoni economisti e, ancora una volta, sentinelle di sviluppo aggiungiamo che, se consumata nel modo giusto, la cultura e l'impresa creativa possono fungere da moltiplicatore di ricchezza. I commercialisti sono pronti ad accogliere le novità che il governo vorrà attuare.